Digitale ed un disegno di futuro. Tutti i pezzi del puzzle
12 Gennaio 2024La cura in 15 minuti. La prossimità per un nuovo modello di sanità
22 Gennaio 2024– Autore – Cecilia D’Elia *-
* A vent’anni dalla scomparsa, la senatrice Cecilia D’Elia ha ricordato in Aula, il 9 gennaio scorso, Norberto Bobbio. Di seguito il testo del suo intervento.
Presidente,
colleghe e colleghi
siamo oggi chiamati a onorare, nel ventennale della sua morte un grande italiano.
Come ha avuto modo di ricordare oggi il Presidente della Repubblica Mattarella, “la Repubblica, grata a Norberto Bobbio per avere illustrato la Patria con i suoi altissimi meriti nel campo scientifico, lo volle Senatore a vita”. Studioso dei fenomeni che hanno dato impulso alle più significative vicende storiche del secolo scorso, Norberto Bobbio ha elaborato dottrine che costituiscono una preziosa eredità per la coscienza civile europea e italiana.
Nato nel 1909 a Torino, dove frequenta il liceo D’Azeglio, conoscendo Ginzburg, Foa, Pavese, e dove si laurea in giurisprudenza e in filosofia, morto a Torino nel 2004, dopo aver insegnato a Camerino, Siena, Padova e poi Torino. Prima filosofia del diritto e poi dal 1972 filosofia della politica.
Diritto e filosofia. Nel passaggio all’insegnamento da una all’altra si vogliono vedere due fasi della sua vita intellettuale ma si esprime anche, quell’intimo nesso che ha sempre legato nel pensiero di Bobbio diritto e democrazia, teoria del diritto e filosofia politica.
Norberto Bobbio fu filosofo militante, come egli stesso ebbe a dire di Cattaneo nel saggio a lui dedicato. Nominato senatore a vita nel 1984, aderì come indipendente nel gruppo socialista, poi dal 1991 al gruppo misto e infine dal 1996 al gruppo parlamentare del Partito democratico della sinistra, poi divenuto dei Democratici di sinistra.
Del resto, già durante la guerra era entrato a far parte del Partito d’azione dal 1942, aveva partecipato alla resistenza prima a Padova, poi a Torino.
Lontano da un’idea di apoliticità dell’accademia ma allo stesso tempo lontanissimo dalla “politicizzazione che riduce la filosofia a pubblico servizio” – del resto sul ruolo degli intellettuali e il loro impegno ebbe un’importante discussione con Togliatti e Della Volpe -, esprimendo una concezione del ruolo della cultura che si ritrova in Politica e cultura del 1955.
Bobbio ha sprovincializzato la cultura italiana, l’ha aperta nel dopoguerra a nuovi orientamenti filosofici, dalla logica alla filosofia della scienza, alla sociologia alla scienza politica.
Il suo allievo Ferrajoli lo ha definito “filosofo della ricostruzione” dopo la catastrofe della guerra e della chiusura intellettuale della dittatura.
In Bobbio ragione, diritto e democrazia si legano. La democrazia è costruzione giuridica e il diritto è lo strumento per garantire la democrazia e la pace.
Scrive egli stesso in L’età dei diritti: “il riconoscimento e la protezione dei diritti dell’uomo stanno alla base delle costituzioni democratiche moderne. La pace è a sua volta, il presupposto necessario per il riconoscimento e l’effettiva protezione dei diritti dell’uomo nei singoli stati e nel sistema internazionale”.
Norberto Bobbio fu l’uomo del socialismo liberale, in un confronto serrato con la tradizione marxista e con lo stesso Pci, Bobbio sottolinea l’importanza delle istituzioni liberali e della democrazia politica.
A cui dedicò un importante saggio nel 1984, Il futuro della democrazia.
Ma Bobbio è anche il pensatore delle dicotomie, come ci ha ricordato Zagrebelsky oggi, ma mai delle chiusure dogmatiche: destra, sinistra, fascismo antifascismo, intolleranza tolleranza. L’uomo che si chiede, di fronte alla vittoria delle democrazie nei confronti del comunismo storico come la democrazia può affrontare i problemi da cui la sfida del comunismo era nata.
Le grandi questioni sociali, le disuguaglianze, la democrazia sociale.
Un’intervista a Bosetti del 13 luglio del 1989, poco prima della caduta del Muro, si intitola non a caso “Adesso la democrazia è sola” e il grande tema è quello della giustizia sociale nel mondo. Dunque, come perseguire la giustizia sociale, insieme alla libertà.
Nel 1994 quando – con il crollo dei sistemi dei partiti che fecero la Repubblica – emergono nuovi attori della vita pubblica, Bobbio pubblica Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione, allora e oggi imprescindibile.
E vi scrive un’annotazione personale:
“Mi sono sempre considerato un uomo di sinistra – scrive Bobbio – e quindi ho sempre dato al termine «sinistra» una connotazione positiva, anche ora che è sempre più avversata, e al termine «destra» una connotazione negativa, pur essendo oggi ampiamente rivalutata. La ragione fondamentale per cui in alcune epoche della mia vita ho avuto qualche interesse per la politica o, con altre parole, ho sentito, se non il dovere, parola troppo ambiziosa, l’esigenza di occuparmi di politica e qualche volta, se pure più raramente, di svolgere attività politica, è sempre stato il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi diseguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, tra chi possiede potere, vale a dire capacità di determinare il comportamento altrui, sia nella sfera economica sia in quella politica e ideologica, e chi non ne ha.”
Parole importanti oggi, che la passione verso l’uguaglianza sembra essersi raffreddata, ma tornano più che mai tutte le ragioni per un impegno in questo senso e fanno di Bobbio, non solo per questo, un punto di riferimento essenziale.
9 gennaio 2024