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di Nicola Zingaretti
pubblicato sul Domani 06/12/2024
La crisi di Stellantis, uno dei principali colossi automobilistici globali, è un segnale molto preoccupante delle sfide che l’industria automobilistica europea ed italiana si trovano ad affrontare in un contesto di profonda trasformazione. Le dimissioni di Tavares rappresentano solo una precondizione per affrontare la crisi ora serve una visione e un progetto innovativo per la rinascita. Tra le motivazioni principali dietro le difficoltà di Stellantis ci sono la lenta transizione verso l’elettrificazione, una visione ancora troppo conservatrice sull’innovazione tecnologica e l’incapacità di rispondere adeguatamente alla crescente competizione da parte dei nuovi attori del settore automobilistico, inclusi quelli provenienti dalla Cina.
La transizione verso i veicoli elettrici rappresenta un cambiamento epocale che richiede investimenti significativi in ricerca e sviluppo, infrastrutture e catene di approvvigionamento sostenibili. Stellantis, pur avendo avviato progetti per l’elettrificazione della propria gamma, sembra arrancare di fronte a competitor più agili, capaci di lanciare modelli innovativi in tempi più rapidi e a prezzi più competitivi. Inoltre, la sfida delle auto connesse, che richiede non solo tecnologia avanzata, ma anche partnership strategiche con aziende del settore digitale, è stata affrontata con una strategia frammentata e poco lungimirante.
Le auto connesse sono parte del futuro della mobilità, non solo per la comodità degli utenti, ma anche per la capacità di migliorare la sicurezza stradale e l’efficienza energetica.
Per superare questa crisi, Stellantis deve abbracciare più decisamente l’innovazione e investire in tre aree chiave: elettrificazione, connettività e robotica. Questo significa accelerare l’espansione della gamma di veicoli elettrici, sviluppare partnership strategiche con aziende tecnologiche per le auto connesse e adottare una visione a lungo termine sull’automazione della produzione. Solo una strategia audace e lungimirante potrà garantire la competitività di Stellantis in un’industria automobilistica che sta cambiando più rapidamente che mai mettendo insieme la produzione di auto con droni, robotica umanoide, satelliti.
E non cambia solo il sistema produttivo legato all’auto. Le nuove tecnologie stanno creando nuovi servizi, nuovi sistemi di mobilità ed economie, l’auto è solo la punta dell’iceberg. Nel disinteresse generale sta nascendo la nuova “economia a bassa quota”, tutto ciò che vola fino a mille metri: droni, auto volanti, cargo e per passeggeri. Nelle città del futuro, che però è già iniziato, ci saranno i “droni port” che saranno come le attuali stazioni dei bus. Non è fantascienza e la politica deve occuparsene in Italia e in Europa.
Di fronte all’enormità di queste esigenze si capisce meglio quanto la destra italiana sia colpevole di aver annullato qualsiasi tipo di reale strategia o politica industriale del Paese. Non bisogna ” rallentare” casomai bisogna “fare ” investire per accompagnare l’innovazione e indirizzarla per metterla al servizio della persona del suo benessere e del pianeta.
L’Europa deve fare la sua parte ma solo una scelta dei governi europei a favore di politiche comuni e investimenti permetterà il salto necessario per politiche industriali comuni e scelte innovative. Anche qui dunque non è genericamente “l’Europa” a sbagliare ma l’equivoco nazionalista e di una destra che di fronte ai problemi cavalca le paure invece di provare a risolverli.