Come ridurre gli squilibri strutturali interni tra le generazioni
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13 Dicembre 2023– Autori Ylenia Zambito e Sandra Zampa –
Per individuare uno sciopero di medici e dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale prima di quello proclamato dalla mezzanotte del 5 dicembre, bisogna andare indietro al 2018. Non che siano mancate da allora un gran numero di proteste, una all’anno e qualche volta più di una, di certo tante almeno quanti gli errori commessi in materia di politiche per la sanità pubblica dai governi che si sono succeduti: dal 1999 fino allo scorso giugno l’elenco è lungo ma per imbattersi in uno sciopero generale bisogna andare indietro di 5 anni. Crediamo che per un medico o un infermiere non sia mai una decisione semplice quella di sospendere ogni attività e prestazione pur in presenza delle necessarie garanzie alla presa in carico di casi di emergenza o di particolare gravità. Anche alla luce di questa informazione va colta la gravità della situazione e va letto in tutto il suo significato e valore il messaggio che medici e infermieri aderenti ad Anao Assomed, Cimo Fesmed e Nursing Up lanciano al governo, al ministro della salute, al parlamento e all’opinione pubblica, incrociando le braccia. L’epidemia da COVID, una pandemia che ha fermato il mondo, e causato poco meno di 7 milioni di decessi, paralizzando le economie dei paesi più ricchi del mondo, ci aveva convinto che non avremmo mai più assistito al maltrattamento della sanità pubblica.
Ma se si vanno a vedere i numeri della finanziaria e si mettono in fila le cose dette e soprattutto quelle non dette da questo governo e dal ministro Schillaci, non si possono non comprendere profondamente le ragioni dei lavoratori della sanità scesi in sciopero. A loro dovrebbero idealmente associarsi tutti i cittadini italiani a cominciare da quanti sostengono il SSN con una corretta e piena contribuzione fiscale, perché mai come in questa congiuntura stiamo combattendo con il rischio della fine della sanità pubblica. Noi rischiamo di assistere al crollo del SSN così come lo abbiamo conosciuto: gratuito e universale.
Medici e infermieri chiedono che si metta rimedio al ridotto finanziamento del SSN. Una miseria rispetto alle necessità. Sollecitano lo sblocco del turnover visto che alla prova dei conti mancano almeno 25.000 medici e dirigenti sanitari pubblici e circa 70.000 infermieri. Anche noi pensiamo che le liste d’attesa possano essere ridotte solo incrementando le dotazioni organiche e non chiedendo più straordinario ad operatori stremati dai carichi di lavoro attuali.
Chiedono giustamente la cancellazione di norme punitive sulle pensioni oggi previste dalla Finanziaria. Ambiscono a retribuzioni migliori anche per rendere più attrattivo il loro lavoro e sollecitano la depenalizzazione dell’atto medico. Insomma, chiedono che i cittadini e gli operatori ritrovino la fiducia nel nostro servizio pubblico, senza la quale non si può andare avanti.
Noi abbiamo fatto i conti per capire cosa davvero la Finanziaria preveda per la salute degli italiani e anche per mettere fine alle troppe bugie che il governo ha fatto circolare in relazione alle risorse impegnate. Le risorse previste e annunciate trionfalmente da questo Governo sono infatti completamente assorbite dal sacrosanto rinnovo dei contratti del personale sanitario e da qualche misura che si preannuncia poco efficace come: l’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive del personale medico e del personale del comparto sanità, l’aumento dell’aggio delle farmacie aperte al pubblico per la distribuzione dei medicinali, l’aumento del tetto di spesa per l’acquisto da privato di prestazioni sanitarie per l’abbattimento delle liste di attesa. Quindi neanche un euro è stato destinato per aumentare il fondo sanitario nazionale e quindi non ci sarà neanche un euro per aumentare le prestazioni erogate dalle Regioni che saranno costrette a tagliarle anche in virtù degli effetti dell’inflazione.
Questa è la verità sui conti che il Governo che vi vuole nascondere che si trasformerà in un boomerang anche se saremo noi a pagarne il prezzo.