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4 Ottobre 2024Le disuguaglianze territoriali nei diritti dei cittadini
17 Ottobre 2024di Cristina Tajani * e Pietro Galeone **
* senatrice, capogruppo del Partito Democratico in commissione Finanze
** economista
“Le disuguaglianze dei redditi italiani sono cresciute a favore dell’1% più ricco che, in proporzione, paga meno tasse rispetto al restante 99% dei contribuenti”: è quanto emerge da uno studio delle Università Bicocca e Sant’Anna di Pisa. Ed è anche stata la base di partenza per il convegno Di Tasca Nostra, che nasce dalla collaborazione tra l’associazione Innovare per Includere, la Fondazione Feltrinelli e la Fondazione Demo.
La progressività fiscale, ovvero il principio per cui chi ha di più deve contribuire maggiormente al bene comune, è una colonna portante della giustizia sociale e dell’equilibrio economico. Questo concetto, incastonato nella Costituzione, assume oggi un significato ancora più urgente e necessario, soprattutto in un contesto in cui le disuguaglianze si stanno accentuando in modo allarmante.
Disuguaglianze nel sistema fiscale
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un progressivo allentamento della progressività fiscale, spesso giustificato dalla necessità di rendere i Paesi più competitivi a livello internazionale, soprattutto nel reddito da capitale, creando una corsa al ribasso che ha creato forti disuguaglianze verticali: significa che chi guadagna di più può trovarsi a pagare un’imposta inferiore a quella di chi guadagna meno.
L’iniquità verticale si manifesta quando individui con redditi molto diversi finiscono per contribuire in modo quasi uguale al finanziamento delle spese pubbliche. Questo squilibrio avvantaggia i più ricchi e penalizza le fasce di popolazione con redditi medi e bassi. In Italia ciò è evidente quando si osserva la distribuzione dei carichi fiscali: mentre le imposte sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni restano elevate, la tassazione sui redditi da capitale e sui grandi patrimoni è spesso contenuta o aggirata. Questo non solo accentua le disuguaglianze economiche, ma minaccia la stabilità sociale, poiché un sistema fiscale non equo crea risentimento e sfiducia nelle istituzioni.
In un Paese in cui il 10% più ricco della popolazione detiene il 60% della ricchezza totale (dati Banca d’Italia), è evidente che l’attuale sistema fiscale non riesce a redistribuire adeguatamente le risorse. La mancata progressività si traduce in un crescente divario tra ricchi e poveri, con conseguenze devastanti per il tessuto sociale ed economico. È quindi fondamentale intervenire per ristabilire una giustizia fiscale che permetta a tutti di contribuire proporzionalmente alle proprie capacità economiche.
L’iniquità orizzontale: disparità tra categorie a parità di reddito
Oltre all’iniquità verticale, il sistema fiscale italiano soffre anche di una grave iniquità orizzontale, che si verifica quando, a parità di reddito, diverse categorie di contribuenti pagano imposte in misura molto differente. Questo avviene perché alcune tipologie di reddito, come quelli da capitale o da locazioni, godono di trattamenti fiscali agevolati rispetto ai redditi da lavoro o da pensioni.
Il risultato è che, per esempio, un lavoratore dipendente che guadagna 50.000 euro l’anno può pagare un’aliquota effettiva molto più alta rispetto a un investitore o un proprietario immobiliare con lo stesso reddito. Queste disparità sono spesso giustificate con l’idea che agevolare gli investimenti favorisca la crescita economica. Tuttavia, questo approccio ha messo negli anni in crisi il sistema fiscale nazionale e comporta una distorsione del principio di equità, che dovrebbe garantire che tutti i cittadini con lo stesso livello di reddito contribuiscano allo stesso modo al finanziamento delle spese pubbliche.
Le conseguenze di questa iniquità orizzontale sono molteplici. In primo luogo, si crea una percezione di ingiustizia che mina la fiducia nella fiscalità come strumento di redistribuzione. In secondo luogo, si penalizzano i redditi da lavoro, con il rischio di demotivare i lavoratori e di scoraggiare la capacità produttiva. Infine, si incoraggia l’utilizzo di strumenti finanziari per ottenere vantaggi fiscali, alimentando così le disuguaglianze strutturali del sistema.
Le soluzioni proposte
Negli scorsi mesi, partendo da queste evidenze e sulla scia di un lavoro internazionale portato avanti da Oxfam, centinaia di economisti italiani hanno promosso il manifesto Tax The Rich, che propone una serie di riforme per restituire progressività e giustizia al sistema fiscale. Tra le principali proposte c’è l’introduzione di una tassa patrimoniale progressiva sui grandi patrimoni. Questa misura colpirebbe in modo più incisivo coloro che detengono ingenti ricchezze, con aliquote crescenti in base all’entità del patrimonio. Si tratta di un intervento pensato per redistribuire la ricchezza e finanziare politiche pubbliche essenziali, come sanità e istruzione, di cui beneficiano tutti i cittadini.
Un’altra proposta fondamentale riguarda la riforma dell’imposta di successione. Attualmente, in Italia le eredità sono tassate in modo molto favorevole rispetto ad altri Paesi europei, e questo consente ai grandi patrimoni di essere trasmessi quasi intatti da una generazione all’altra, contribuendo a mantenere le disuguaglianze sociali ed economiche. Il manifesto chiede un adeguamento delle aliquote per le successioni più consistenti, in modo da riequilibrare il trattamento fiscale tra i diversi redditi e patrimoni.
Infine, il manifesto suggerisce di creare più scaglioni IRPEF verso l’alto, per rendere più progressiva l’imposta. Si punta anche il dito contro l’evasione fiscale, proponendo misure più incisive per contrastarla, chiedendo una maggiore trasparenza nel sistema economico e una cooperazione internazionale più efficace per combattere il ricorso ai paradisi fiscali. Un sistema fiscale equo deve essere accompagnato da un’efficace attività di contrasto all’evasione, perché la giustizia fiscale non può essere garantita se alcuni riescono a sottrarsi al dovere di contribuire.
Tutte direzioni contrarie a quella che sta intraprendendo attualmente il Governo, che con una riduzione degli scaglioni IRPEF porta il sistema fiscale sempre più verso una flat tax che è per nulla progressiva, danneggiando l’equità verticale e la tenuta del sistema fiscale nazionale. Al tempo stesso – attraverso misure come l’estensione del regime forfettario a redditi sempre più alti, il concordato preventivo, condoni e depotenziamenti dell’Agenzia delle Entrate – aumenta il divario tra categorie di cittadini a favore di un’evasione maggiormente tollerata.
Per questo le opposizioni, e i partiti di sinistra in generale, devono riaffermare l’importanza di un fisco più efficiente, che garantisca equità verticale e orizzontale. Comunicativamente serve essere pronti a smontare la retorica delle “nuove tasse”, chiarendo che – al contrario – una riforma di questo tipo ridurrebbe il carico fiscale per tanti lavoratori. Secondo un principio pagare tutti, pagare meno”, un fisco veramente progressivo, che tassa le forme di rendita più improduttive, siano esse speculative o ereditarie, e che tratta tutti i cittadini allo stesso modo, consentirebbe – a parità di gettito – di ridurre le aliquote IRPEF per i redditi medio-bassi. Proprio quelle tasse su cui oggi maggiormente si regge il nostro fisco e che pesano in modo sproporzionato sulle spalle dei lavoratori.
Si può fare: contesto internazionale favorevole
In questo scenario, il contesto internazionale, soprattutto a livello europeo, appare sempre più favorevole. Recentemente, il dibattito sulla tassa sui “super-ricchi” è tornato al centro dell’agenda politica dell’Unione Europea. Come sottolineato dal commissario europeo per l’economia, la tassazione dei patrimoni più elevati non è solo una questione di finanze pubbliche, ma anche di giustizia sociale.
La crisi economica provocata dalla pandemia e le sfide globali, come il cambiamento climatico e le transizioni energetiche, hanno reso evidente la necessità di raccogliere risorse per finanziare politiche pubbliche ambiziose. Tassare in modo più equo i grandi patrimoni rappresenta una delle vie più efficaci per farlo. In questo senso, il contesto europeo sembra favorevole a una maggiore cooperazione tra Stati membri per evitare il dumping fiscale e per garantire che i ricchi contribuiscano di più.
Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e l’OCSE hanno recentemente sottolineato l’importanza di introdurre misure fiscali più eque, includendo una maggiore tassazione delle multinazionali e dei grandi patrimoni. La lotta all’evasione fiscale e il rafforzamento della cooperazione internazionale in questo campo sono diventati priorità per molti governi, che vedono nella giustizia fiscale un modo per garantire una crescita economica più inclusiva e sostenibile.
Per questo il dibattito internazionale, con l’Unione Europea in prima linea, offre un’occasione unica per ripensare il sistema fiscale in chiave più progressiva e giusta. La strada verso un futuro più equo passa attraverso una riforma fiscale che sappia ridurre le disuguaglianze e garantire una redistribuzione delle risorse a favore di tutti i cittadini.