26 febbraio 2024 – L’architetto e l’oracolo
23 Febbraio 2024Demolibri 8 marzo 2024
5 Marzo 2024di Ilenia Malavasi*
*Deputata del gruppo del Partito Democratico
“La scuola aperta a tutti”: il primo comma dell’articolo 34 della Costituzione individua il principio fondamentale che sta – o dovrebbe stare – alla base di ogni politica per l’istruzione.
La Repubblica, cioè, è chiamata a rimuovere tutti gli ostacoli – sociali, politici, economici e fisici – che impediscono l’accesso alla scuola e all’istruzione e, con esse, alla possibilità di costruirsi un futuro.
La scuola, dunque, è definita dalla Costituzione come un elemento centrale non solo, nella costruzione di un sistema educativo o culturale, ma anche nell’ambito della formazione dei cittadini e della società civile, dando a tutti la possibilità di migliorare la propria istruzione e, di conseguenza, la propria posizione. E anche se questo avviene ancora in modo troppo limitato – sappiamo infatti dai dati sulla mobilità sociale, per esempio, che solo il 6% dei giovani i cui genitori non hanno il diploma ottiene poi la laurea – è significativo che la Costituzione si occupi, in modo così diretto della questione, riconoscendo, anche in questo modo, la centralità dell’idea di “comunità”, alla cui base ci sono la scuola, la valorizzazione dei talenti, il diritto di essere messi nella condizione di poter eccellere e – aspetto non secondario – l’attenzione al raggiungimento di traguardi di soddisfazione personale e di arricchimento sociale.
A mio avviso, dunque, proprio perché la scuola è “costituzionalmente” al centro della nostra comunità, occorre che la comunità si adoperi il più possibile affinché nessuno si perda durante il percorso scolastico o, peggio ancora, non abbia capacità o possibilità di accesso. Infatti, il secondo comma dello stesso articolo recita che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, ma sappiamo bene quanto la nostra scuola, pubblica ma non gratuita, ponga ostacoli economici che crescono sempre più, via via che si prosegue, fino a rappresentare valichi insormontabili per troppe famiglie e troppe situazioni.
Altre questioni riguardano, poi, le diseguaglianze legate alle condizioni abitative, alla localizzazione geografica, alla stessa sensazione che le informazioni importanti arrivino prima a chi le ha già, con quella finta idea di “parità” che, invece, si traduce troppo spesso nel voler fare “parti uguali tra diseguali”. Io credo, invece, che le capacità di un sistema educativo, si misurino non solo sui risultati ottenuti dai migliori, ma anche su quanto esso sia in grado di accompagnare situazioni di fragilità o di marginalità, fornendo la possibilità ai ragazzi e alle ragazze, indistintamente, di acquisire nuove prospettive e consolidamento di strumenti, attraverso un sistema di regole sicure e che valgono per tutti. I laureati italiani guadagnano in media il 40% in più rispetto ai soli diplomati, e diventa quindi una questione di giustizia che le donne abbiano le stesse possibilità rispetto ai maschi, svincolandosi, per esempio, da quel percorso culturale e da quei pregiudizi sociali che ancora oggi le vedono fortemente sconsigliate nell’accedere alle materie e alle discipline STEM.
“Stare bene a scuola”, quindi, è la questione fondamentale di un ambito con il quale ha a che fare e si confronta circa il 44% degli italiani ogni giorno, considerando anche i genitori e le famiglie. A questi numeri corrispondono, purtroppo, situazioni gravemente insufficienti: basti pensare agli oltre 170mila supplenti che sono ogni anno chiamati a coprire cattedre scoperte, agli insegnanti di sostegno, spesso lasciati soli, senza specializzazione e garanzie insieme agli studenti con disabilità, alla sicurezza degli edifici, alla sproporzione di numeri tra alunni, insegnanti e dirigenti (spesso causa anche di dispersione scolastica), alla sensazione di abbandono, anche emotivo, percepito da lavoratori e studenti, che vedono mancare proprio quella fondamentale connessione tra mondo della scuola e comunità su cui insiste la Costituzione.
Come si risponde a tutti questi problemi?
Io credo ancora molto nel concetto di “comunità educante”, uno spazio, sociale e culturale dove tutti si sentano coinvolti nel fornire un servizio attraverso la scuola. Un contributo che può arrivare da associazioni e interazioni di vario tipo che, tramite la scuola e a favore della scuola, partecipano al protagonismo dell’ambito scolastico ed educativo. Una comunità educante, appunto, che senta la responsabilità e il dovere prioritario di tutelare tutte le variabili di crescita dei suoi cittadini e cittadine più giovani.